di Ornella Cioni
Raccontare Paestum 2012
Primum vivere anche nella crisi: la rivoluzione necessaria. La sfida femminista nel cuore della politica
Questo il titolo dell’incontro nazionale che si è svolto il 5, 6, 7 ottobre a Paestum a cura di quattro giovani donne del gruppo Artemide, che hanno raccolto l’eredità materna e accettato la sfida di chiamare a raccolta le donne, senza il sostegno dell’istituzione, nello stesso luogo che era stata la sede di un altro storico convegno del femminismo nel 1976. Anche alcune di noi del Filo di Eloisa siamo state presenti all’incontro di ottobre, riportandone tutta la ricchezza che più di settecento donne hanno saputo esprimere in due giorni di assemblea e gruppi di lavoro.
L’evento è andato ben al di là delle aspettative delle organizzatrici sia rispetto ai numeri delle presenze che alla qualità del dibattito. Ancora oggi l’evento di Paestum si sta rivelando come un fiume in piena, che continua a scorrere e ad aprirsi in nuove diramazioni, nonostante la scarsa attenzione dei media. Dopo i due giorni di dibattito l’incontro si è trasformato in un’assemblea permanente, che mantiene i contatti attraverso i blog e il sito paestum2012 che pubblica via via i materiali dell’incontro e dà notizia delle iniziative che le donne o i gruppi che hanno preso parte all’incontro vanno organizzando nelle loro città per raccontare e rielaborare i temi e gli interrogativi lanciati dall’assemblea. Anche noi nei prossimi giorni, e precisamente mercoledì 21 novembre proponiamo un momento di testimonianza e di dialogo su Paestum 2012, presso la biblioteca provinciale di Viterbo, in occasione della presentazione del numero 96 della rivista Leggendaria, che dedica una riflessione all’argomento.
Tanta risonanza non si è verificata per caso, perché l’incontro è stato il frutto di una convergenza di impegno, di interesse e di elaborazione. Avevamo avuto modo di notare e di sottolineare, anche in occasioni di proposte di lavoro della nostra Associazione, come negli ultimi tempi si fosse verificata una sinergia dei diversi gruppi di donne intorno ad alcuni temi, che sono stati poi proprio quelli proposti come punti di discussione già nella lettera di convocazione dell’incontro di Paestum: voglia di esserci e contare, economia lavoro cura, auto-rappresentazione / rappresentanza, corpo sessualità violenza potere.
Lia Cigarini ha dichiarato in un’intervista dopo Paestum che c’era un forte desiderio del femminismo delle origini di incontrare le donne più giovani. Donne che forse non conoscevano a fondo il patrimonio del partire da sé e della pratica di relazione, che ha continuato a operare e a produrre in questi anni, ma che non ha visibilità sui media, per cui anche in tempi recenti si è proclamato che il femminismo è morto e bisogna rifondarlo.
Lea Melandri, figura mentore dell’evento, ha ricordato nel suo intervento di apertura che l’idea del l’incontro di Paestum è nata a Milano il 18 febbraio scorso in occasione di un’iniziativa su “Cura e lavoro”, a cui hanno partecipato più di duecento donne, “la maggior parte provenienti dalla storia del femminismo, altre che partecipavano per la prima volta”. Ha ricordato che in questi anni le donne hanno costruito un patrimonio enorme di saperi e di pratiche politiche, che oggi permette loro di dire una parola importante su una crisi che non è solo economica, ma è crisi di un modello di sviluppo, di un modello di civiltà, che ha visto come protagonista unico la comunità degli uomini. Si tratta di una crisi inscritta nell’atto fondativo di questa civiltà, nel momento in cui ha separato, contrapposto la comunità degli uomini e delle donne, i corpi anatomici, natura e cultura e ha creato la divisione sociale del lavoro. Oggi, ha concluso, è giunta allo scoperto l’insostenibilità di queste divisioni , che sono funzionali alle logiche del profitto.
Date queste premesse l’incontro di Paestum non è nato dopo 36 anni dalla nostalgia, ma da passioni durature, perché, ha ribadito Melandri, non si può avere nostalgia di ciò che non si è mai abbandonato.
Paestum quindi come il luogo dove rimettere in gioco quelle intuizioni originarie del femminismo, quei principi delle nostre pratiche, la soggettività, la relazione con l’altra, l’ascolto, che oggi ci sono indispensabili per una ripresa, continuando a rileggere il nostro percorso per aprirci a soluzioni nuove.
Tenersi salde dunque al primum vivere del femminismo, alla sua radicalità, l’intuizione di mettere in discussione la politica dai suoi fondamenti, da ciò che non era considerato politico: il corpo, la sessualità, la maternità. Oggi il tema del vivere balza in primo piano: la vita coi suoi bisogni, ma anche come possibilità di esprimere tutte le proprie potenzialità, come espresso nella lettera d’invito all’incontro.
Ma soprattutto fedeltà al metodo. A Paestum si è verificata la possibilità per oltre settecento donne di interloquire senza relazioni, senza preiscrizioni, in modo che la riflessione nascesse dall’ascolto dell’altra. Il partire da sé ha dato i suoi frutti, al di là di ogni aspettativa è stato possibile, anche in presenza di posizioni divergenti, agire “una pratica di buona politica” .
Adesso la sfida per tutte noi è di mettere a frutto la ricchezza di quel dibattito, soprattutto cercando di tessere i nessi tra le varie riflessioni, trovando i punti di condivisione per tradurli in azioni efficaci da portare avanti anche a livello nazionale.