Museo Emilio Greco
g.c. Opera del Duomo di Orvieto
Piazza Duomo, Orvieto
Sabato 9 marzo, ore 16.00
Violenza e non violenza nella pratica politica
Conversazione con Chiara Ingrao (scrittrice) e Sara De Simone (Comitato promotore SNOQ), coordina Anna Maria Crispino, direttora di Leggendaria.
Iniziativa a cura de “Il filo di Eloisa. Associazione culturale Eloisa Manciati”
Iniziativa in occasione dell’8 Marzo, Giornata internazionale della donna
Violenza e non violenza nella pratica politica
di Ornella Cioni
“Che cos’è la non violenza oggi? Chi la pratica, e come? E tra le donne chi ha qualcosa da dire?”. Questi interrogativi vengono lanciati dalle pagine dell’ultimo numero di Leggendaria (n. 97-98, gennaio 2013) e vengono raccolti dal Filo di Eloisa per riproporli in uno spazio di riflessione e di dibattito a tutte/i coloro che sono animati da passione politica, perché la non violenza di cui si parla è, prima di tutto, azione politica.
Il dibattito su forza e violenza è stato posto all’attenzione nei mesi scorsi dall’uscita del pamphlet di Luisa Muraro “Dio è violent” e dai successivi articoli apparsi sulla rivista Via Dogana, in cui Muraro ribadisce la sua tesi di fondo: “…la libera disponibilità di tutta la propria forza oggi si richiede per contrastare la violenza tacita dei rapporti di forza che si sta imponendo sopra tutte le civiltà del nostro pianeta, perciò è bene disporre liberamente di tutta la propria forza personale, a rischio anche di eccedere, di sconfinare cioè nella violenza”. Affermazione che ha scatenato immediate polemiche, non solo perché in contrasto con la tradizionale immagine di mitezza delle donne, ma anche con meditate e consolidate posizioni non violente del femminismo. L’affermazione di Muraro, richiamando la violenza del sistema, la crisi della cultura dei diritti, la crisi e la critica della regolamentazione del diritto come unica legittima forma di contenimento della violenza, impone necessariamente una riflessione sul mutamento del contesto storico rispetto agli anni Settanta-Ottanta, quando le donne presero le distanze dalla violenza politica dello Stato e dell’estremismo con la separazione dagli uomini. Ma quali strategie adottare per fronteggiare “la violenza della biopolitica neoliberale di oggi, che si inscrive direttamente sui corpi e sulle vite e azzera qualunque forma di mediazione politica e per giunta si ammanta di un pesante corredo di giustificazioni morali”?
Se la sollecitazione di Muraro ha posto all’ordine del giorno il problema dell’uso della forza, e al limite della violenza, certamente ci possono guidare in una riflessioni le molte suggestioni che partono da Leggendaria, in cui è presente anche un’ampia intervista alla filosofa. Gli articoli della rivista richiamano il percorso storico delle pratiche politiche violente e non violente delle donne a partire dal suffragismo senza trascurare di porre in chiaro come la non violenza metta in gioco, insieme al corpo, una pratica interiore. Come ricorda Bia Sarasini nella sua illuminante apertura, nulla impedisce a una donna di essere violenta e in molte forse oggi lo desiderano, eppure non si può dimenticare che le donne hanno una speciale prossimità alla non violenza, per il differente modo che hanno di stare nella vita e mondo, quel particolare privilegio di cui parla Muraro in “Non è da tutti”. La cura, come pratica politica, suggerisce, “è la forma politica della non violenza”.
La non violenza tuttavia non è un destino, ma una scelta che rimanda a una “ricerca, a un viaggio di conoscenza, a un confronto costante, dinamico, trasformativo con tutto quello che ci circonda, anche e soprattutto quando non ci piace” come sostiene Sara De Simone. Diverse e molteplici le modalità di azione che possiamo osservare nei movimenti internazionali, come quelli delle donne indiane o nei gruppi di giovani come quelle di Femen o le Pussy Ryot, il cui uso del corpo più che ai grandi della non violenza si ispira alla tradizione delle avanguardie del Novecento (Mariella Gramaglia).
Per ricordarci la profondità e la complessità del patrimonio di riflessione che e le donne hanno elaborato in questi anni è bene rileggersi il brano che chiude il tema sulla rivista. Si tratta dello stralcio di un saggio scritto da Chiara Ingrao, Paola Baglioni, M. Luisa Boccia; Mary Joan Crowley nel 1984 e ora ripubblicato insieme ad altri saggi in C. Ingrao “Oltre il ponte. Pensieri di una femminista di frontiera”, Ediesse 2012.
La non violenza, sostiene Ingrao, non è solo il tentativo di rispondere al conflitto senza far ricorso alla violenza, ma “un impegno attivo a ricercare il conflitto, lo scontro con il potere, sfidando spesso le regole della legalità… È un conflitto che presuppone un grosso livello di coinvolgimento individuale in cui sono essenziali tanto il coraggio, la determinazione, che l’immaginazione, la creatività”. Un processo in cui sono ugualmente importanti l’idea di individuo e di collettività, di tempo della vita e di tempo della politica.
Ci ricorda inoltre come nella stagione del femminismo degli anni Settanta si sia riuscite felicemente a portare avanti pratiche di disobbedienza civile, di azioni dirette con carattere provocatorio parallelamente ad un’azione di politica “generale” che ha portato nuove leggi, e come i due livelli insieme abbiano portato cambiamenti nella coscienze di molti/e.
Già negli anni Ottanta le autrici segnalavano però una crisi profonda e una nuova divaricazione tra i due livelli. Una crisi sia di incisività politica generale, sia di incisività nella vita concreta e quotidiana delle donne.
Riprendiamo da qui il filo di una riflessione che ci aiuti a ripensare insieme pratiche e strategie per l’oggi.